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dai GIORNALI di OGGI

IL MESSAGGIO di FINE 2008 CAPO dello STATO ITALIANO

NAPOLITANO

2008-12-31

Ingegneria Impianti Industriali

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

MESSAGGIO DI FINE ANNO

DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

GIORGIO NAPOLITANO

Roma, 31 dicembre 2008

Questa vigilia del nuovo anno è dominata, nell’animo di ciascuno di noi, dallo sgomento per le notizie e le immagini che ci giungono dal cuore del Medio Oriente. Si è riaccesa in quella terra una tragica spirale di violenza e di guerra. Una spirale che va fermata. Lo chiedono l’Italia, l’Unione Europea, le Nazioni Unite, il Pontefice: sentiamo oggi, mentre vi parlo, che questo è il nostro primo dovere, riaprire la strada della pace in una regione tormentata da così lungo tempo.

Parto di qui per rivolgere il mio tradizionale messaggio di auguri a voi tutti, italiani di ogni generazione e di ogni condizione sociale, residenti nel nostro paese e all’estero – ai servitori dello Stato, ai civili ed ai religiosi operanti per il bene della comunità, alle forze dell’ordine e alle Forze Armate, e con speciale calore e riconoscenza ai nostri militari impegnati in missioni difficili e rischiose per garantire la pace e sradicare il terrorismo nelle regioni più critiche. Nel rivolgervi questo augurio, non ignoro la forte preoccupazione che ci accomuna nel guardare all’anno che sta per iniziare. Un anno che si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte.

Nel corso del 2008 è scoppiata negli Stati Uniti d’America una sconvolgente crisi finanziaria, che ha investito molti altri paesi, anche in Europa, e che sta colpendo l’intera economia mondiale. Dobbiamo guardare in faccia ai pericoli cui è esposta la società italiana, senza sottovalutarne la gravità : ma senza lasciarcene impaurire. L’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa. Vorrei in sostanza parlare questa sera con voi il linguaggio della verità, che non induce al pessimismo ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza.

Sono convinto che possiamo limitare le conseguenze economiche e sociali della crisi mondiale per l’Italia, e creare anzi le premesse di un migliore futuro, se facciamo leva sui punti di forza e sulle più vive energie di cui disponiamo. A condizione che non esitiamo ad affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema, le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo. Facciamo della crisi un’occasione per liberarcene, guardando innanzitutto all’assetto delle nostre istituzioni, al modo di essere della pubblica amministrazione, al modo di operare dell’amministrazione della giustizia.

C’è ragione di essere seriamente preoccupati per l’occupazione, per le condizioni di chi lavora e di chi cerca lavoro, e per le famiglie più bisognose. E c’è da esserne preoccupati in special modo guardando al Mezzogiorno, che non ha fatto i passi avanti necessari e rischia di essere più di altre parti del paese colpito dalla crisi, se non vi si dedica l’impegno che ho di recente sollecitato con forza.

L’occupazione in Italia è, da diversi anni, cresciuta. Ma ora è a rischio. Mi sento perciò vicino ai lavoratori che temono per la sorte delle loro aziende e che potranno tutt’al più contare sulla Cassa Integrazione, così come ai giovani precari che vedono con allarme avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, temendo di restare privi di ogni tutela. Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza, con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà.

Mi sento, egualmente, vicino alle famiglie, specie a quelle numerose, o che comunque fanno affidamento su un solo reddito, sulle quali pesa la difficoltà per le donne di trovare lavoro, e che non hanno abbastanza per soddisfare bisogni fondamentali : e quelli che ne soffrono di più sono i bambini.

Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le statistiche ufficiali sulla povertà in Italia : ed è parola che esitiamo a pronunciare, è realtà non semplice da definire e da misurare. Sono comunque troppe le persone e le famiglie che stanno male, e bisogna evitare che l’anno prossimo siano ancora di più o stiano ancora peggio.

Dalla crisi deve, e può, uscire un’Italia più giusta. Facciamo della crisi un’occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita ; per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente ; per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale.

Ci sono stati in questi mesi dibattito e confronto in Europa e in Italia sui temi del clima e dell’energia, sui temi dell’innovazione necessaria e possibile. Lo sforzo che in questo momento va compiuto per sostenere le imprese – grandi, medie e piccole – che sono in difficoltà pur essendosi mostrate capaci di ristrutturarsi e di competere, non può essere separato dall’impegno a promuovere indirizzi nuovi per lo sviluppo futuro dell’attività produttiva in Italia. Vanno in particolare colte le opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate per l’energia e per l’ambiente. Facciamo della crisi l’occasione per rinnovare la nostra economia, e insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza.

Ho, nel corso di quest’anno, levato più volte la mia voce per sollecitare attenzione verso le esigenze del sistema formativo, del mondo della ricerca, e delle Università che ne rappresentano un presidio fondamentale. E’ indispensabile, per il nostro futuro, un forte impegno in questa direzione, operando le scelte di razionalizzazione e di riforma che s’impongono sia per ottenere risultati di qualità sia per impiegare in modo produttivo le risorse pubbliche. A ciò deve tendere un confronto aperto e costruttivo, al quale può venire un valido apporto anche dalle rappresentanze studentesche, come ho avuto modo di constatare in diverse città universitarie, da Roma a Milano a Padova. Facciamo della crisi un’occasione perché l’Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio culturale e del nostro capitale umano.

Spero di aver dato, almeno per qualche aspetto, il senso dell’atteggiamento da tenere dinanzi alla pesante crisi che si farà sentire anche in Italia nell’anno che ora inizia.

Non spetta a me indicare quali decisioni vadano prese in via immediata. Il governo è intervenuto innanzitutto per porre il nostro sistema bancario, che pure è apparso meno esposto, al riparo da rischi gravi, e si sta confrontando con ulteriori esigenze di intervento, sul versante economico e sul versante sociale. In seno al Parlamento – la cui capacità di giudizio e di proposta resta fondamentale nel nostro sistema democratico – tocca a ognuno fare la sua parte, in un clima di reciproco ascolto e senza pregiudiziali chiusure.

Nel far fronte alla crisi, l’Italia non agisce da sola. Agisce come parte di quella Europa unita che si conferma come non mai un punto di riferimento essenziale : e siamo orgogliosi di avere concorso con tenacia e coerenza a costruirla. Tuttavia, l’Italia è condizionata nelle sue scelte dal peso dell’ingente debito pubblico accumulato nel passato, e nessuno può dimenticarsene nell’affrontare qualsiasi problema.

Dobbiamo considerare la crisi come grande prova e occasione per aprire al paese nuove prospettive di sviluppo, ristabilendo trasparenza e rigore nell’uso del danaro pubblico.

E’ una grande prova e occasione non solo per l’Italia. La portata della crisi è tale da richiedere imperiosamente il massimo sforzo di concertazione tra i protagonisti dell’economia mondiale, per definire nuove regole capaci di assicurare uno sviluppo sostenibile, ponendo fine alla frenesia finanziaria che ha provocato stravolgimenti e conseguenze così gravi. Il mondo in cui viviamo è uno, e come tale va governato.

Per l’Italia, la prova più alta – in cui si riassumono tutte le altre – è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia abbiamo saputo esprimere. Ci riuscimmo quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale : potemmo così ricostruire il paese, far rinascere la democrazia, stipulare concordemente quel patto costituzionale che è ancora vivo e operante sessant’anni dopo, creare le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l’Italia. E ci riuscimmo ancora quando più tardi sconfiggemmo il terrorismo.

Dobbiamo riuscirci anche ora, a partire dall’anno carico di incognite che ci attende. Ed è una prova non solo per le forze politiche, anche se è essenziale che queste escano da una logica di scontro sempre più sterile. Esse possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all’esigenza di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all’interesse pubblico. E’ una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all’ordine del giorno e che vanno condivise.

Tutto ciò è importante e tuttavia non basta. Sono chiamate alla prova tutte le componenti della nostra società, l’insieme dei cittadini che ne animano il movimento, in una parola l’intera collettività nazionale. Questo è lecito attendersi dalle generazioni che oggi ne costituiscono la spina dorsale : un’autentica reazione vitale come negli anni più critici per il paese.

Lo spirito del mio messaggio – italiane e italiani – corrisponde alla missione che i padri della Costituzione vollero affidare al Presidente della Repubblica : unire gli italiani, tenendosi fuori dalla competizione tra le opposte parti politiche, rappresentando, col massimo scrupolo d’imparzialità e indipendenza, i valori in cui possono riconoscersi tutti i cittadini. I valori costituzionali, nella loro essenza ideale e morale. Il valore, sopra ogni altro, dell’unità nazionale. I valori della libertà, dell’uguaglianza di diritti, della solidarietà in tutte le necessarie forme ed espressioni, del rispetto dei ruoli e delle garanzie che regolano la vita delle istituzioni.

Sento che questo è il mio dovere, questa è la mia responsabilità. E vi ringrazio per le manifestazioni di simpatia e di fiducia, per gli schietti e significativi messaggi che mi giungono da tanti di voi : mi confortano e mi spronano.

A voi che mi ascoltate, a tutti gli italiani, a tutti coloro che venendo da lontano operano in Italia nel rispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei loro diritti, un augurio più che mai caloroso e forte per l’anno che nasce. Per difficile che possa essere, lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso.

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2008-12-31

"Dalla crisi un'Italia più giusta"

Occorre "unire le forze per ritrovare lo slancio nazionale come quello del dopoguerra e nella lotta al terrorismo"

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Il video del messaggio (prima parte)

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Il video del messaggio (seconda parte)

Un momento del messaggio di Napolitano (Ap)

Un momento del messaggio di Napolitano (Ap)

ROMA - Nel rivolgere agli italiani il suo augurio per il 2009, Giorgio Napolitano , dopo aver ricordato i tragici fatti di Gaza e lanciato un appello per riaprire la strada della pace, affronta dall'inizio il nodo della crisi economica. "Non ignoro - dice - la forte preoccupazione che ci accomuna nel guardare all'anno che sta per iniziare. Un anno che si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte".

LA CRISI - Nel messaggio, il presidente chiede di "guardare in faccia" agli effetti della crisi economica. La preoccupazione è giustificata, dice, non bisogna sottovalutarne la gravità, ma non bisogna avere paura nè lasciarsi prendere dal pessimismo. "L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa". Il presidente cita la celebre frase di Franklin D. Roosevelt che il presidente americano pronunciò nel 1932, nel suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti. La società italiana deve reagire "con coraggio e lungimiranza" - afferma il presidente Napolitano - e deve parlare "il linguaggio della verita". "Facciamo della crisi una occasione" per liberarci dei problemi che ci portiamo dietro da tempo, dalle riforme istituzionali, alla pubblica amministrazione e "al modo di operare dell'amministrazione della giustizia". Occorre, aggiunge, "far leva sui nostri punti di forza e sulle energie vive", e "affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema". Di fronte alla crisi "c'è ragione di essere seriamente preoccupati per per l'occupazione, per le condizioni di chi lavora e per le famiglie più bisognose".

IL MEZZOGIORNO - Questa preoccupazione, aggiunge, diviene "speciale guardando al Mezzogiorno che non ha fatto i passi avanti necessari e rischia di essere più di altre parti del paese colpito dalla crisi se non vi si dedica l'impegno che ho di recente sollecitato con forza". Il capo dello Stato si dice "vicino ai lavoratori che temono per il posto di lavoro e la sorte delle loro aziende" e che potranno contare tutt'al più sulla cassa integrazione. Napolitano dice di essere altrettanto vicino "ai giovani precari che vedono con preoccupazione avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, temendo di restare privi di ogni tutela. Occorrono, conclude, "misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà". La pesante crisi economica minaccia l'occupazione: "Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà".

LA POVERTA' - "Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le statistiche ufficiali sulla povertà in Italia: ed è parola che esitiamo a pronunciare, è realtà non semplice da definire e da misurare. Sono comunque troppe le persone e le famiglie che stanno male, e bisogna evitare che l'anno prossimo stiano ancora di più o stiano ancora peggio". Questo un passaggio del suo terzo messaggio di fine anno: "Mi sento - prosegue il capo dello Stato - egualmente vicino alle famiglie, specie a quelle numerose, o che comunque fanno affidamento su un solo reddito, sulle quali pesa la difficoltà per le donne di trovare lavoro, e che non hanno abbastanza per soddisfare i bisogni fondamentali: e quelli che ne soffrono di più sono i bambini".

UN'ITALIA PIU' GIUSTA - "Dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta. Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita. Per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente - prosegue il capo dello Stato - per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale".

IL DEBITO PUBBLICO - "Di fronte alla crisi economica - continua Napolitano - l'Italia è condizionata nelle sue scelte dal peso dell'ingente debito pubblico accumulato nel passato". Secondo Napolitano, "nessuno può dimenticarsene nell'affrontare qualsiasi problema". Per questo, il capo dello Stato chiede che gli interventi per lo sviluppo ristabiliscano "trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico".

STILE SOBRIOE AIUTI ALLE IMPRESE - "Della crisi l'occasione per rinnovare la nostra economia, è insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza". Napolitano parla anche del necessario sostegno alle imprese. "Lo sforzo che in questo momento va compiuto per sostenere le imprese che sono in difficoltà pur essendosi mostrate capaci di ristrutturarsi e di competere - dice - non può essere separato dall'impegno a promuovere indirizzi nuovi per lo sviluppo futuro dell'attività produttiva in Italia".

COME NEL DOPOGUERRA - "Per l'Italia, la prova più alta, in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia", come nel dopoguerra e nella lotta al terrorismo "abbiamo saputo esprimere". È l'appello all'unità che il presidente lancia agli italiani. "Ci riuscimmo - prosegue Napolitano - quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale, potemmo così ricostruire il Paese", creando così "le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia. E ci riuscimmo ancora quando più tardi sconfiggemmo il terrorismo. Dobbiamo riuscirci anche ora, a partire dall'anno carico d'incognite che ci attende".

PARTITI E RIFORME - "È essenziale che le forze politiche escano da una logica di scontro sempre più sterile". È l'appello alla collaborazione rivolto ai partiti. Secondo Napolitano, le forse politiche "possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all'esigenze di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse comune". Le riforme "sono già all'ordine del giorno" e "vanno condivise". "È una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai - afferma Napolitano - a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise".

IL SUO RUOLO - Napolitano sottolinea, poi, quale sia la natura del suo ruolo al vertice delle istituzioni e ringrazia i cittadini per i messaggi di "simpatia e fiducia" che, dice, "mi confortano e mi spronano. Lo spirito del mio messaggio, italiane e italiani - dice infatti il capo dello Stato - corrisponde alla missione che i padri della Costituzione vollero affidare al presidente della Repubblica: unire gli italiani, tenendosi fuori dalla competizione tra le opposte parti politiche, rappresentando, col massimo scrupolo d'imparzialità e indipendenza, i valori in cui possono riconoscersi tutti i cittadini. I valori costituzionali, nella loro essenza ideale e morale. Il valore, sopra ogni altro, dell'unità nazionale. I valori della libertà, dell'uguaglianza di diritti, della solidarietà in tutte le necessarie forme ed espressioni, del rispetto dei ruoli e delle garanzie che regolano la vita delle istituzioni". "Sento che questo è il mio dovere, questa è la mia responsabilità - sottolinea Napolitano - E vi ringrazio per le manifestazioni di simpatia e di fiducia, per gli schietti e significativi messaggi che mi giungono da tanti di voi: mi confortano e mi spronano".

FIDUCIA - Quello di Giorgio Napolitano agli italiani per il 2009 è "un augurio più che mai caloroso e forte per l'anno che nasce". "Per difficile che possa essere - conclude il capo dello Stato - lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso".

31 dicembre 2008

 

 

 

 

lE REAZIONI

Discorso di Napolitano,

apprezzamento bipartisan

Dalla maggioranza e dall'opposizione accenti diversi

Napiolitano (Afp)

Napiolitano (Afp)

ROMA - Apprezzamento bipartisan per il discorso di fine anno del presidente Napolitano anche se con accenti e sfumature diverse.

"Ci riconosciamo tutti nelle parole del capo dello Stato, che con il suo appello richiama fortemente tutte le forze politiche, al di là delle loro legittime contrapposizioni, all'assunzione di improrogabili responsabilità, per garantire l'indispensabile coesione del Paese". Così il presidente del Senato, Renato Schifani, in una nota, esprime il suo giudizio sul discorso del Presidente della Repubblica. "Tutto ciò - sottolinea - lo richiede un quadro interno ed internazionale di grande difficoltà. Lo richiedono i giovani, gli anziani, i precari, le zone meno sviluppate del Paese e penso naturalmente anche al mio Meridione". Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini esprime vivo apprezzamento per il messaggio di fine anno. In particolare, si legge in una nota, Fini condivide appieno l'auspicio, espresso dal capo dello Stato, che il popolo italiano, con grande sforzo di operosità e solidarietà, di cui si è dimostrato capace in tutti i difficili momenti della sua storia, possa superare l'attuale fase critica, nella consapevolezza che le riforme strutturali, di cui il Paese ha estremo bisogno, richiedano una azione di ampio respiro che, necessariamente, deve essere condivisa, con senso di responsabilità, da tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione.

LA CONDIVISIONE - Il premier Silvio Berlusconi è stato tra i primi a chiamare il presidente della Repubblica per esprimergli le congratulazioni per il messaggio . Ma ancora prima del presidente del Consiglio è giunta al Quirinale la telefonata del sottosegretario Gianni Letta. "Condividiamo pienamente il discorso che ha inquadrato con realismo la difficile situazione economica e sociale che l'Italia, con l'Europa, deve saper affrontare" ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. "Il presidente - prosegue - ha giustamente sollecitato un impegno per le fasce sociali più deboli, per le famiglie, per il mondo del lavoro e per quello delle imprese e bene ha fatto a sottolineare che per l'Italia la crisi in atto può e deve essere un'occasione per rinnovarsi nella Pubblica amministrazione, nell'amministrazione della giustizia, nell'assetto istituzionale, nel sistema formativo". "È anche importante - conclude - il richiamo che il presidente ha voluto fare per una maggiore coesione nazionale ed un confronto civile e costruttivo tra le forze politiche. In questa direzione va l'azione del governo e della maggioranza".

IL DIALOGO - "Nel rispetto della distinzione dei ruoli tra opposizione e maggioranza, lavoreremo in Parlamento alla ricerca delle necessarie convergenze per affrontare i problemi reali, avendo a cuore innanzitutto l'interesse del Paese". Lo afferma Walter Veltroni, segretario del Pd, lodando il discorso del Presidente. "Le parole del presidente Napolitano, come sempre - dice Veltroni - sanno cogliere i sentimenti e le preoccupazioni del popolo italiano. Per questo, il rilievo dato nel discorso di fine anno dal capo dello Stato alla gravità della crisi economica e alle sue conseguenze sociali è molto importante, davanti a sottovalutazioni e a nascondimenti da altri operati". "Condividiamo le parole del presidente della Repubblica, quando con coraggio indica il fatto che la crisi può trasformarsi in opportunità se affrontata con la forza e le misure necessarie - osserva Veltroni - guardando, come fa Napolitano, soprattutto alle persone più in difficoltà: chi rischia di perdere il lavoro, i precari, chi è in cassa integrazione o non ha gli strumenti di protezione sociali necessari, alle famiglie coi redditi più bassi, al Mezzogiorno". Il ministro dell’Economia del governo ombra del Pd, Pier Luigi Bersani parla di "un discorso di straordinaria autorevolezza. Finalmente parole di verità sulla crisi, parole che spazzano via banalità e sottovalutazioni. Guardare in faccia la crisi, senza paura, con concretezza e volontà di reagire: noi ci siamo, senza pregiudizi e prendendoci le nostre responsabilità. Non abbiamo mai fatto una critica senza avanzare una proposta. Moltiplicheremo adesso i nostri sforzi nel solco delle parole del presidente". Per il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri "dal presidente Napolitano, tra le tante preziose indicazioni, importante è stata la consapevolezza che la crisi economica va affrontata con fiducia e determinazione. Come fa il governo, perché il catastrofismo e le polemiche non aiutano ad affrontare problemi complessi. La crisi come occasione per reagire e rinnovare e per rilanciare l’Italia. E poi l’invito a dar luogo a riforme condivise. Speriamo che anche il rinnovato appello del Capo dello Stato, saggio ed opportuno, smuova la sinistra arroccata su posizioni di sterile nostalgismo".

CORRESPONSABILITA' - Pronti al confronto per affrontare la grave crisi, sollecitato da Giorgio Napolitano, ma il governo cambi linea. Così il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro commenta il messaggio. "Il richiamo del capo dello Stato alla corresponsabilità tra maggioranza e opposizione per affrontare al meglio la grave crisi economica - sostiene Di Pietro - trova pronta e disponibile l'Italia dei Valori che non si è mai tirata indietro rispetto al dovere di operare 'davvero e solo per l'interesse pubblico', come ha ammonito il presidente Napolitano". "Il problema, però, sta tutto qui: il presidente del Consiglio - si chiede l'ex Pm - vuole davvero occuparsi degli interessi di tutti i cittadini o continuare solo ad occuparsi dei suoi? A noi pare che gli interessi del Paese non siano la priorità di questo esecutivo, giacché fino ad ora ha solo pensato di togliere ai poveri per dare ai ricchi. Berlusconi va avanti a forza di 'annunci', senza mai affrontare e risolvere i problemi che affliggono quotidianamente la parte più debole del paese: le famiglie che non arrivano a fine mese e la crescente disoccupazione di ritorno".

RIFORMISMO - Il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, loda il messaggio: "Bravo presidente, 10 e lode: è stato un discorso di un riformista a tutto tondo. È riuscito - sottolinea il ministro leghista - a parlare al cuore e ha toccato le corde del cuore del paese. Non ha nascosto i problemi, anzi li ha affrontato in termini molto chiari, parlando ai partiti politici ma anche ai cittadini e alle famiglie". A Calderoli, in particolare, è piaciuto il passaggio sulle riforme: "Ha parlato da vero riformista, richiamando giustamente la maggioranza e l'opposizione alla loro corresponsabilità in parlamento. Mi è piaciuto anche il modo con cui ha definito la crisi un'occasione per fare il paese più forte". A chi gli fa notare come Napolitano non abbia citato il federalismo, Calderoli replica: "Nel passaggio in cui ha esortato a maggiora trasparenza e maggior rigore dell'uso del denaro pubblico parlava evidentemente di federalismo fiscale".

LE SPERANZE - Il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) spera che il governo cambi atteggiamento e segua le indicazioni del presidente che "ha saputo parlare agli italiani, alle loro preoccupazioni per la crisi, all`ansia per le condizioni di vita di tanti". "Dicendo la verità è stato convincente nell'indicare la via per uscirne: quella dell'impegno di tutti, di misure improntate alla giustizia, del sostegno al lavoro e all'occupazione - osserva il vice presidente del Senato -. È questa la strada giusta, non quella di un ottimismo falso e di propaganda, non in sintonia con il sentire degli italiani. Mi auguro che tutti a partire dal governo, vogliano cambiare atteggiamento e non limitarsi ad applaudire Napolitano ma seguirne con serietà le indicazioni. La politica deve nei fatti e non a parole seguire come suo obiettivo quello dell`interesse pubblico". Il segretario DcA e ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi è entusiatsa: "Come sempre lucido, lungimirante e saggio, il presidente della Repubblica Napolitano ci dà l`agenda del 2009: crisi, riforme e questione morale richiedono una nuova unità delle forze democratiche come è avvenuto negli anni Settanta".

IL SINDACATO - Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani ha chiamato il presidente della Repubblica per esprimergli personalmente il proprio compiacimento per il passaggio del suo discorso di fine anno dedicato alla crisi sociale. In particolare, Epifani esprime il suo vivo apprezzamento per la centralità riservata dal presidente alla questione della crisi sociale e alle modalità per farvi fronte. "Bene ha fatto il presidente della Repubblica a occuparsi nel messaggio agli italiani di cose che interessano ai cittadini e non di questioni ininfluenti e anzi dannose per la collettività come la riforma della giustizia voluta da Berlusconi" dice il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, commentando il discorso. "Quanto alla crisi economica - osserva Diliberto - è vero, può essere un'opportunità, ma è una crisi che pagano i ceti più poveri della popolazione. Quindi prima di pensare al futuro, è necessario considerare il drammatico presente, con massicci interventi pubblici a tutela dell'occupazione".

31 dicembre 2008

 

 

 

 

Discorso più breve, nuovo sfondo

E la citazione di Roosevelt

Il messaggio di Napolitano, racchiuso in nove cartelle, è durato 14 minuti: un minuto in meno del precedente

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NOTIZIE CORRELATE

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"Dalla crisi un'Italia più giusta" (31-12-2008)

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Il discorso integrale (31-12-2008)

(Ap)

(Ap)

ROMA - Le note dell'inno di Mameli e le immagini del cortile d'onore del Quirinale precedono in tv il terzo discorso di fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolto agli italiani. Il messaggio del capo dello Stato, racchiuso in nove cartelle come lo scorso anno, è durato 14 minuti. Più breve di un minuto rispetto all'anno scorso e di quattro sul 2006.

LE NOVITA' - Novità rispetto agli anni passati è la scelta dello sfondo dietro alla scrivania da cui Napolitano si rivolge alla Nazione. All'arazzo di Lille, il presidente preferito una finestra che affaccia sui giardini del Colle. Il capo dello Stato ha tenuto il suo discorso a reti unificate. Al termine dell'intervento, la trasmissione dal Quirinale si è conclusa con le immagini di nuovo sulla facciata del Cortile d'Onore e sulle note dell'inno nazionale.

ROOSEVELT - "L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa". Altra novità nel suo discorso di fine anno. Il presidente della Repubblica usa la celebre frase di Franklin D. Roosevelt. Il presidente americano la pronunciò nel 1932, nel suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti. Roosevelt, arrivato alla Casa Bianca nel pieno della crisi economica seguita al tracollo finanziario del '29, si rivolgeva con queste parole a un paese impoverito e spaventato, scosso nelle sue certezze, indicandogli la strada della ripresa.

LA CRAVATTA - Napolitano indossa un completo scuro con una lieve gessatura "tone su tone", camicia bianca e cravatta rossa con piccoli pois chiari. Si interrompe due volte per bere un sorso d’acqua mentre proclama il suo terzo discorso di Capodanno senza guardare mai i fogli che ha davanti, alla sua scrivania da lavoro: va avanti spedito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ma con le pause giuste nei passaggi salienti. E senza rinunciare a un po’ di emozione nell’ultima frase del suo intervento quando si augura che gli italiani possano vivere il 2009 "con animo solidale, fermo, fiducioso". Giovedì o al più tardi venerdì Napolitano e la signora Clio si recheranno a Napoli in forma strettamente privata per qualche giorno di riposo, mentre per l’Epifania il presidente dovrebbe essere di nuovo a Roma per trascorrere la giornata di festa con figli e nipotini.

31 dicembre 2008

 

 

REPUBBLICA

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2008-12-31

Il tradizionale discorso del capo dello Stato quasi interamente centrato sulla drammatica congiuntura

economico-finanziaria. Un momento difficile, ma a suo giudizio un'occasione per cambiare

Napolitano: "La crisi è sconvolgente

ma ne può uscire un'Italia più giusta"

Le ricette del presidente: più equità sociale e di redditi, ambiente per rilanciare sviluppo, istruzione

"Però ci vuole clima politico di ascolto, e unità come in dopoguerra e lotta al terrorismo"

di CLAUDIA MORGOGLIONE

<b>Napolitano: "La crisi è sconvolgente<br/>ma ne può uscire un'Italia più giusta"</b>

Giorgio Napolitano

ROMA - Come l'anno che sta per concludersi, anche il 2009 sarà caratterizzato da una "sconvolgente crisi finanziaria", a cui la classe politica e i cittadini - uniti, come nel dopoguerra o durante la lotta al terrorismo - devono dare una risposta forte, unitaria. Perché è possibile che da questa congiuntura difficile esca un Paese "più giusto". In che modo? Trasformando questo momento così buio in un'occasione "per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità nei redditi e nelle condizioni di vita; per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente; per elevare le possibilità di istruzione e di ascesa nella scala sociale".

E' questo l'appello forte, ottimista pur nella crudezza dell'analisi di ciò che non va, contenuto nel tradizionale messaggio d'auguri di fine anno del presidente della Repubblica, trasmesso alle 20,30 a reti unificate. Circa quattordici minuti (otto cartelle e mezzo, se lo traduciamo in testo scritto) in cui Giorgio Napolitano parla soprattutto della crisi. Anche se l'inizio è centrato su tutt'altro argomento: l'attuale conflitto in Medio Oriente, "tragica spirale di violenza e di guerra" che va fermata "per riaprire la strada della pace". Un passaggio inevitabile, visti i giorni che stiamo vivendo. Ma che, piazzato così in testa, assume un'importanza ancora maggiore.

Le parole-chiave. Al di là del leitmotiv della crisi che va vissuta come occasione per cambiare le disfunzioni del sistema Italia - e in un'ottica di concordia nazionale - il messaggio del capo dello Stato contiene alcuni concetti forti, pronunciati con particolare enfasi. E che corrispondono ai temi che maggiormente preoccupano i cittadini: occupazione, cassa integrazione, precari, in primo luogo. Ma anche redditi, clima, energia, ambiente, scuola, studenti, banche. E ancora frasi come "ristabilire trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico"; o "l'unica cosa di cui aver paura è la paura stessa" (citazione di Franklin Delano Rossovelt). Non manca un accenno alla questione morale: i politici possono riacquistare fiducia solo "esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse pubblico".

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La crisi. E' l'architrave su cui regge l'intero discorso, qualcosa che ci obbliga "a guardare in faccia ai pericoli a cui è esposta la società italiana". Per limitarne l'impatto, bisogna "affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema", e utilizzando la crisi stessa come "un'occasione per liberarcene". Tra i punti più gravi dell'attuale situazione, il presidente cita il lavoro che comincia a mancare, la cassa integrazione, i precari a cui non rinnoveranno i contratti, le famiglie (in particolare quelle con bambini) che non riescono a tirare avanti. "Povertà è parola che esitiamo a pronunciare", dice; ma "sono comunque troppe le persone che stanno male". Soprattutto nel Mezzogiorno.

Le ricette. La prima tra quelle citate è la necessità di ridurre le disparità sociali. Poi c'è l'ambiente, le cui esigenze di salvaguardia vanno utilizzate come stimolo per un nuovo sviluppo economico; l'attenzione al sistema formativo (e qui c'è un riferimento al "valido apporto delle rappresentanze studentesche"); la possibilità di valorizzare il nostro patrimonio culturale.

L'unità nazionale. Dopo aver ricordato gli interventi del governo per rinforzare il nostro sistema bancario, l'importanza del Parlamento, la necessità di un clima politico "di reciproco ascolto e senza pregiudiziali chiusure", Napolitano paragona l'attuale situazione al dopoguerra, o al periodo della lotta al terrorismo. Invocando lo stesso clima di coesione: "Dobbiamo riuscirci anche ora", avverte. Serve insomma "un'autentica reazione vitale, come negli anni più critici del nostro Paese".

Il finale. Il capo dello Stato nell'ultima parte del suo messaggio ricorda i principi costituzionali di "libertà, solidarietà, uguaglianza di diritti"; ringrazia per le manifestazioni di simpatia e fiducia nei suoi confronti; e saluta non solo "tutti gli italiani", ma anche "tutti coloro che venendo da lontano operano in Italia nel rispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei loro diritti". Un altolà a qualsiasi forma di pregiudizio o di razzismo.

(31 dicembre 2008)

 

 

 

LE REAZIONI

Il Napolitano di fine anno piace a tutti

Applauso bipartisan dal mondo politico

Il Napolitano di fine anno piace a tutti Applauso bipartisan dal mondo politico

Gianfranco Fini

ROMA - Piace al mondo politico, il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Almeno a giudicare dalle prime reazioni: da Gianfranco Fini a Walter Veltroni, passando per Lega e Udc.

Gianfranco Fini, presidente della Camera: esprime "vivo apprezzamento" per il discorso; condivide "l'auspicio che il popolo italiano, con grande sforzo di operosità e solidarietà, di cui si è dimostrato capace in tutti i difficili momenti della sua storia, possa superare l'attuale fase critica, nella consapevolezza che le riforme strutturali, di cui il Paese ha estremo bisogno, richiedano una azione di ampio respiro che, necessariamente, deve essere condivisa, con senso di responsabilità, da tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione".

Renato Schifani, presidente del Senato: "Ci riconosciamo tutti nelle parole del capo dello Stato, che con il suo appello richiama fortemente tutte le forze politiche, al di là delle loro legittime contrapposizioni, all'assunzione di improrogabili responsabilità, per garantire l'indispensabile coesione del Paese".

Walter Veltroni, segretario Pd: "Nel rispetto della distinzione dei ruoli tra opposizione e maggioranza, lavoreremo in Parlamento alla ricerca delle necessarie convergenze per affrontare i problemi reali, avendo a cuore innanzitutto l'interesse del Paese. Le parole del presidente Napolitano, come sempre sanno cogliere i sentimenti e le preoccupazioni del popolo italiano. Per questo, il rilievo dato nel discorso di fine anno dal capo dello Stato alla gravità della crisi economica e alle sue conseguenze sociali è molto importante, davanti a sottovalutazioni e a nascondimenti da altri operati".

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Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, chiama subito dopo il discorso il capo dello Stato "per esprimergli personalmente il proprio compiacimento per il passaggio del suo discorso di fine anno dedicato alla crisi sociale".

Pierluigi Bersani, ministro dell'Economia del governo ombra del Pd: "E' stato un discorso di straordinaria autorevolezza. Finalmente parole di verità sulla crisi, parole che spazzano via banalità e sottovalutazioni. Moltiplicheremo adesso i nostri sforzi nel solco delle parole del presidente".

Roberto Calderoli, ministro della semplificazione: "Bravo presidente, 10 e lode: è stato un discorso di un riformista a tutto tondo. E' riuscito a parlare al cuore e ha toccato le corde del cuore del Paese. Non ha nascosto i problemi, anzi li ha affrontato in termini molto chiari, parlando ai partiti politici ma anche ai cittadini e alle famiglie".

Antonio Di Pietro, leader Idv: "Il richiamo del capo dello Stato alla corresponsabilità tra maggioranza e opposizione per affrontare al meglio la grave crisi economica trova pronta e disponibile l'Italia dei valori. Il problema però, sta tutto qui: il presidente del Consiglio vuole davvero occuparsi degli interessi di tutti i cittadini o continuare solo ad occuparsi dei suoi?".

Lorenzo Cesa, segretario Udc: "L'appello del capo dello Stato è, ancora una volta, una iniezione di realismo, responsabilità e fiducia. Ci auguriamo dunque che tutte le forze politiche sappiano ascoltare chi da tempo ha dato prova di indubbia lungimiranza e profonda consapevolezza".

Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma: "Come sempre lucido, lungimirante e saggio, il presidente della repubblica fornisce l'agenda del 2009: crisi, riforme e questione morale richiedono una nuova unità delle forze democratiche come è avvenuto negli anni Settanta".

Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: "Condividiamo pienamente il discorso del presidente della Repubblica, che ha inquadrato con realismo la difficile situazione economica e sociale che l'Italia, con l'Europa, deve saper affrontare. E' anche importante il richiamo che il presidente ha voluto fare per una maggiore coesione nazionale ed un confronto civile e costruttivo tra le forze politiche".

Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: "Dal presidente, tra le tante preziose indicazioni, importante è stata la consapevolezza che la crisi economica va affrontata con fiducia e determinazione.

Come fa il governo, perchè il catastrofismo e le polemiche non aiutano ad affrontare problemi complessi. Speriamo che il rinnovato appello del capo dello Stato smuova la sinistra arroccata su posizioni di sterile nostalgismo".

Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato: "Da Napolitano è venuto un grande appello alla responsabilità e alla coesione sociale. Mi sembra la cifra esatta per affrontare le difficoltà che il Paese sta vivendo. Centrale è stata l'attenzione ai lavoratori, ai cittadini più deboli ed in particolare alle famiglie in difficoltà".

Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera: "Il presidente ha parlato della necessità di approvare le riforme che sono all'ordine del giorno. Questa è senza dubbio una riflessione molto giusta, così come è corretto richiamare alla condivisione, cioè a una maggioranza più ampia possibile. Su questo siamo sullo stesso fronte: il federalismo, infatti, non è né di destra né di sinistra, ma va nell'interesse di tutti".

Vannino Chiti (Pd, vicepresidente del Senato): "Dicendo la verità sulla crisi è stato convincente nell'indicare la via per uscirne: misure improntate alla giustizia, del sostegno al lavoro e all'occupazione. E' questa la strada giusta, non quella di un ottimismo falso e di propaganda. Mi auguro che tutti a partire dal governo, vogliano cambiare atteggiamento e non limitarsi ad applaudire napolitano ma seguirne con serietà le indicazioni".

(31 dicembre 2008)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2008-12-31

Napolitano: "Dalla crisi un'Italia più giusta"

Dal Quirinale il consueto saluto di Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica ha iniziato con la guerra in Medio Oriente. Poi ha parlato di economia, povertà, scuola, riforme. Al centro l'unità e coesione che gli italiani seppero usare nel dopoguerra e che dovrebbero ritrovare in questi tempi di crisi. È questo in momento più forte contenuto nel tradizionale messaggio d'auguri di fine anno del presidente della Repubblica, trasmesso alle 20,30 a reti unificate. Circa quindici minuti in cui Giorgio Napolitano parla soprattutto della crisi.

Nel messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica chiede di "guardare in faccia" agli effetti della crisi economica. La preoccupazione è giustificata, dice, non bisogna sottovalutarne la gravità, ma non bisogna avere paura nè lasciarsi prendere dal pessimismo. La società italiana deve reagire "con coraggio e lungimiranza" e deve parlare "il linguaggio della verita". "Facciamo della crisi una occasione" per liberarci dei problemi che ci portiamo dietro da tempo, dalle riforme istituzionali, alla pubblica amministrazione e "al modo di operare dell'amministrazione della giustizia", dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Occorre, aggiunge, "far leva sui nostri punti di forza e sulle energie vive", e "ad affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema". Di fronte alla crisi "c'è ragione di essere seriamente preoccupati per per l'occupazione, per le condizioni di chi lavora e per le famiglie più bisognose", afferma il presidente Napolitano.

"Dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta. Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita. Per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente - prosegue il capo dello Stato - per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale".

Di fronte alla crisi economica, l'Italia "è condizionata nelle sue scelte dal peso dell'ingente debito pubblico accumulato nel passato". Secondo Napolitano, "nessuno può dimenticarsene nell'affrontare qualsiasi problema". Per questo, il capo dello Stato chiede che gli interventi per lo sviluppo ristabiliscano "trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico".

"È essenziale che le forze politiche escano da una logica di scontro sempre più sterile". È l'appello alla collaborazione rivolto ai partiti. Secondo Napolitano, le forse politiche "possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all'esigenze di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse comune". Le riforme "sono già all'ordine del giorno" e "vanno condivise".. "È una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai - afferma Napolitano - a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise".

Il capo dello Stato nell'ultima parte del suo messaggio ricorda i principi costituzionali di "libertà, solidarietà, uguaglianza di diritti"; ringrazia per le manifestazioni di simpatia e fiducia nei suoi confronti; e saluta non solo "tutti gli italiani", ma anche "tutti coloro che venendo da lontano operano in Italia nel rispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei loro diritti". "L'anno che nasce per difficile che possa essere - conclude il capo dello Stato - lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso".

31 dicembre 2008

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-01-01

Napolitano: "Dalla crisi un'Italia più giusta"

Consensi bipartisan al discorso di fine anno

di Nicoletta Cottone

1° gennaio 2009

Il testo del messaggio di fine anno

Il video del discorso del Presidente della Repubblica

Berlusconi, "Federalismo e riforma della giustizia: ecco i miei progetti per il 2009"

ANALISI /Utile appello del Presidente contro il baccano mediatico (di Stefano Folli)

Consensi di maggioranza e opposizione al messaggio

"Dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta. Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo messaggio di fine anno agli italiani a reti unificate. Un invito alla fiducia e alla responsabilità per affrontare un 2009 difficile. La crisi economica e finanziaria che ha investito il mondo e l'Italia, ha sottolineato il Capo dello Stato, non è solo una prova e una sfida, ma anche "un'occasione" per migliorare molte cose. "Sono convinto – ha detto Napolitano - che possiamo limitare le conseguenze economiche e sociali della crisi mondiale per l'Italia, e creare anzi le premesse di un migliore futuro, se facciamo leva sui punti di forza e sulle più vive energie di cui disponiamo. A condizione che non esitiamo ad affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema, le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo".

Fermare il conflitto in Medio Oriente. L'inizio del tradizionale discorso di fine anno del Capo dello Stato è partito dall'attuale conflitto in Medio Oriente, "tragica spirale di violenza e di guerra" che va fermata "per riaprire la strada della pace". Poi il cuore del discorso incentrato sulla crisi.

Rigore nell'uso di soldi pubblici. L'invito a un nuovo rigore nell'uso dei soldi pubblici e nuove regole anche per l'economia mondiale. "Dobbiamo considerare la crisi come grande prova e occasione per aprire al paese nuove prospettive di sviluppo, ristabilendo trasparenza e rigore nell'uso del danaro pubblico". L'Italia "é condizionata nelle sue scelte dal peso dell'ingente debito pubblico accumulato nel passato": "nessuno può dimenticarsene nell'affrontare qualsiasi problema".

Le riforme siano condivise. Le riforme sono già all'ordine del giorno e "vanno condivise". Nel passaggio del discorso dedicato al confronto sulle riforme del suo messaggio di fine anno. il Capo dello Stato ha invitato "a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise". La pesante crisi economica minaccia l'occupazione. "Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà". Necessario riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente – ha proseguito il Capo dello Stato – per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale.

 

 

 

Utile appello del Presidente contro il baccano mediatico

di Stefano Folli

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1° gennaio 2009

"Facciamo della crisi un'occasione". Questa frase Giorgio Napolitano l'ha ripetuta più volte nel suo messaggio di Capodanno. Quasi per far coraggio a se stesso e agli italiani. Come nei grandi momenti topici della nostra storia, ha insistito, occorre riscoprire il patrimonio di energie morali di cui il Paese è ricco. Dunque la crisi può essere l'occasione per riunirsi intorno a obiettivi comuni: superare la crisi economica e salvare l'occupazione, rinnovare le istituzioni, dare all'Italia una scuola più moderna, affermare la trasparenza e il rigore nell'uso del denaro pubblico. L'elenco è lungo e ognuno può aggiungere ai problemi citati dal presidente altre situazioni che richiedono questo sforzo eccezionale. Facciamo della crisi un'occasione…

È in un certo senso una parola d'ordine. Sobria, naturalmente, come è nello stile del Capo dello Stato. Eppure molto chiara nel suo significato. Napolitano ha molto sottolineato la questione sociale, le conseguenze umane di una crisi devastante, che dal livello finanziario sta per investire l'economia reale. E tuttavia il suo appello non è un elenco astratto di temi irrisolti. È al contrario un richiamo molto "politico" al punto cruciale che deciderà nei prossimi mesi se vogliamo ancora essere una nazione. È un richiamo in primo luogo all'unità degli italiani, che Napolitano vede – e ha ragione – come il bene più prezioso. Con la coesione nazionale tutto è possibile, sembra dire il presidente; senza questa coesione tutto è perduto.

È chiaro che questa coesione è qualcosa di alto, riguarda il sentire comune di un popolo. Non c'entra nulla con il piccolo cabotaggio della politica quotidiana. Non riguarda le polemiche sul federalismo o altro. Tocca una sfera diversa, ma decisiva. Napolitano è attento a non interferire in alcun modo nel dibattito politico, ma non ci sono dubbi su quale sia l'obiettivo del suo appello agli italiani. Il Capo dello Stato intende adoperarsi, come del resto fa da mesi, affinchè al clima rissoso e inconcludente fin qui dominante si sostituisca un confronto costruttivo. Il Parlamento deve essere il luogo dove si discute senza animosità e senza pregiudizi tra maggioranza e opposizione, in modo che le riforme siano per quanto è possibile condivise. Ossia decise con un accordo ampio.

Quante speranze ha di essere accolto questo messaggio del Quirinale? Non sappiamo. A giudicare dall'esperienza del passato, forse non molte. Il nostro bipolarismo, tanto enfatizzato, finora non riesce a produrre altro che un gran baccano mediatico. Quando c'è da stringersi sui grandi temi, dall'economia al rinnovamento delle istituzioni, ci si accorge che lo spirito nazionale (la coesione a cui si richiama Napolitano) continua a latitare. Tuttavia oggi il momento è propizio, se le forze politiche e sociali sapranno coglierlo: centrodestra e centrosinistra, in particolare, dovrebbero avvertire nel 2009 il peso della loro responsabilità verso il paese.

"Facciamo della crisi un'occasione" dice il presidente della Repubblica. E dal suo tono accorato si può intendere che potrebbe essere l'ultima occasione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2008-10-31

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